Vivere la Quaresima puntando non tanto sulle devozioni, ma sulla contemplazione del Crocifisso diviene possibilità di lode, di rendimento di grazie, di vivere quotidianamente nella misericordia che Lui ha offerto e offre a ciascuno di noi, alla sua Chiesa e al mondo intero. Vogliamo imparare ad amare di più e meglio in questo periodo il Signore? Vogliamo dare spazio a Lui perché viva in noi? Permettiamogli di vivere, di amare, di perdonare, di pregare di intercedere in noi! Contempliamolo con i sentimenti e gli occhi del cuore.
Offriamoci qualche sollecitazione e riflessione, come opportunità di approfondimento e di contemplazione del grande mistero del “Deus absconditus” nelle sembianze di un malfattore.
Il mistero del Sabato Santo continua nella storia con il nascondimento di Dio. «Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il re dorme. Dio è morto nella carne» (Antica omelia). Il mistero del Sabato Santo, il nascondimento di Dio è espresso nella spiritualità dell’uomo con l’espressione: «Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso» (Nietzsche). I lagher e i gulac, Hiroshima e Nagasaki e tanti altri eccidi di allora, come di tutti i periodi della storia umana, non esclusa la nostra, dove uccidere, gambizzare innocenti, ridurre alla povertà sono un periodo del discorso di questa nostra società che scrive di sé: una oscurità che non sembra avere fine. «Santo, santo che soffri fa piaga nel Tuo cuore la somma del dolore che va spargendo sulla terra l’uomo; il tuo cuore è la sede appassionata dell’amore non vano, Cristo pensoso palpito, astro incarnato nell’umane tenebre, fratello che t’immoli perennemente per riedificare umanamente l’uomo, Santo, Santo che soffri, maestro e fratello e Dio che ci sai deboli, Santo, Santo che soffri per liberare dalla morte e sorreggere noi infelici i morti vivi, d’ un pianto solo mio non piango più, ecco, Ti chiamo, Santo, Santo, Santo che soffri» (Giuseppe Ungaretti). La nostra storia sembra la terra di nessuno e il cristiano, sia come singolo che come comunità, vive l’oggi tra oscurità e speranza, tra morte e risurrezione, credendo fortemente che in questa morte è entrato l’uomo dei dolori che ben conosce il patire.
È entrato nella sofferenza dell’uomo, nella sua morte ed è rimasto condividendo il nostro morire. C’è una solidarietà più radicale? Dio, quel Dio che è morto, come insegnava una certa teologia e spiritualità degli anni 70, insieme a una certa filosofia, proprio morendo dimostra di essere solidale con l’uomo, con la sua terra, entrando nella tomba. Dio è morto, si diceva, si scriveva. Si, è morto Dio e continua a morire oggi ogni qualvolta l’uomo pensa di essere Dio, così come è avvenuto ad Adamo ed Eva. La vicenda di Genesi ci dice però che morendo Dio nell’uomo, anche l’uomo muore dentro di sé e questo porta, come conseguenza, anche la morte del creato, della nostra casa comune. Noi facciamo “morire” ogni giorno Dio con il nostro egoismo, con il nostro mostruoso progetto che Dio è ognuno di noi, un dio tiranno ed egoista; dio sono io! La pazza logica dell’umana onnipotenza porta alla “morte di Dio” ma anche alla morte dell’uomo. Sì la morte dell’uomo! Dov’è l’uomo? Chi è l’uomo? Non è forse da sempre il nostalgico di quel Dio che di fatto sconfessa con le sue scelte? Abbiamo perso l’uomo sconfessando e perdendo Dio! Possiamo accettare di essere il dio che uccide in vari modi con la violenza, con le armi nucleari, chimiche, con gli eccidi, i genocidi, il razzismo, la discriminazione, la perdita della memoria, l’indifferenza? L’uomo lupo dell’uomo vive male, non gode le bellezze, non costruisce ponti, anzi li distrugge, dà morte, vive di un mortifero egoismo che acceca ed impietrisce il cuore. Ogni volta che noi uccidiamo Dio in noi, sperimentiamo morte. Ogni volta che si uccide l’uomo è perché si è ucciso in sé Dio. La morte di Cristo Gesù, vista dalla parte dell’uomo, è il segno di progetti politici, di paure, di religiosità miopi, ma vista da parte di Dio è il segno dell’amore di un padre che vuole che tutti gli uomini, suoi figli, giungano alla conoscenza della verità. La grandezza dell’uomo è in Dio, nel suo progetto, e suo compito è costruire la storia annunciando le meraviglie di Dio. «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un Dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sull’opera delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi…” (Sal 8, 4-7); “Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, annuncerò tutte le tue meraviglie. Gioirò ed esulterò in te, canterò inni al tuo nome, o altissimo» (Sal 9,2-3).
(Da “Passione di Dio, Passione dell’Uomo” lettera del Parroco don Pierino Liquori alla Comunità per la Quaresima)